I business della criminalità organizzata dopo il lockdown
L’Organismo permanente di monitoraggio ed analisi sui rischi di infiltrazione nel tessuto sociale ed economico istituito con decreto del Capo della Polizia, ha diramato un secondo report su quelli che sono i principali business della criminalità organizzata che si sono rinforzati durante il periodo di chiusura forzata delle attività.
Senza dubbio era lecito aspettarci che, di pari passo con una inevitabile crisi economica, le strutture mafiose avrebbero avuto un variegato terreno fertile su cui proliferare nell’ambito di tutte quelle attività che, più o meno, subivano già l’influenza della malavita.
Le insolvenze
Questo report tuttavia ci indica come, non solo a livello nazionale, la strategia utilizzata dalla criminalità organizzata per infiltrarsi nell’economia che più sta diventando rilevante consiste nell’acquisto di crediti deteriorati delle aziende. Non che questa pratica non fosse giù diffusa nel periodo antecedente alla pandemia, ma ora si sta avendo un inevitabile calo dei fatturati e conseguente aumento delle insolvenze e l’esposizione ad infiltrazioni sta proporzionalmente aumentando.
L’usura
Anche per quanto riguarda i casi di usura si può riscontrare un certo aumento.
Questa piaga, diffusa maggiormente tra le classi sociali già economicamente disagiate, porta ad un ulteriore aggravio delle condizioni, genera situazioni favorevoli per l’espansione capillare delle attività criminali, sia all’interno delle attività produttive che, semplicemente, dentro le case.
Secondo una sorta di identikit servito nel report, la categoria più soggetta all’usura è quella dei piccoli commercianti con problemi di sovraindebitamento sia pregressi, che, più spesso, sopraggiunti a causa della severa contrazione dei consumi durante la pandemia a fronte di spese che non sono diminuite in maniera proporzionale e, in alcuni casi, non sono diminuite affatto. In questi casi le associazioni malavitose, piuttosto che alla restituzione del denaro prestato, mirano direttamente all’acquisizione a condizioni estremamente convenienti della stessa attività per il sostentamento della quale era stato necessario il prestito. Ciò ci riporta a quanto sopra esposto, con il rischio concreto che aziende che hanno perseguito fino ad un determinato momento interessi leciti, una volta passate in mano e quindi sotto l’egida di gruppi malavitosi, diverranno canale di ingresso per essi nel mercato e, parallelamente, un canale per il riciclaggio di fondi di provenienza illecita.
Non solo i privati
Da quanto emerge dal report non sono solo i privati a poter prestare il fianco alla criminalità organizzata, ma anche lo Stato stesso. Se è vero che è avvenuta una iniezione di liquidità nel mercato e che se ne prevedono altre ancora più sostanziose, altrettanto lo è il rischio che una importante mole di finanziamenti possa richiamare investimenti da parte di sodalizi criminali, i quali potrebbero sia investire risorse frutto di proventi illeciti negli ambiti a cui lo Stato destinerà maggiori risorse, dall’altro tentare di sfruttare una possibile deregolamentazione parziale e temporanea in relazione al codice degli appalti.